Processi di evolutività e di terapeuticità nei bambini con Mutismo Selettivo: il ruolo dell’affettività positiva nella clinica terapeutica
Egiziano Eutizio, Pecchioli Linda
Processi di evolutività e di terapeuticità nei bambini con Mutismo Selettivo: il ruolo dell’affettività positiva nella clinica terapeutica
Il Mutismo Selettivo (MS) è una condizione caratterizzata da una persistente incapacità dei bambini di parlare in specifiche situazioni sociali nonostante le loro capacità di produzione e comprensione del linguaggio risultino adeguati in altri contesti. I bambini con MS presentano un’elevata ansia sociale con comportamenti di ritiro dalle relazioni interpersonali e blocco dell’espressione del linguaggio, per cui “perdono la voce”.
Anche se “etichettato” come un disturbo d’ansia, l’esperienza clinica mostra come, nella maggioranza dei casi, esiste una stretta continuità dimensionale tra i processi “depressivi” (mancanza-perdita di conferme e di previsioni positive proattive), che sono all’origine di questo adattamento critico, e i conseguenti processi di “ansia”, sia nei bambini sia nei loro genitori.
Gli studi sulle emozioni positive hanno contribuito a delineare un paradigma nuovo rispetto a quello tradizionale della psicopatologia categoriale e difettuale che è alla base di molti modelli psicoterapeutici.
I processi di terapeuticità si attivano a misura dello sviluppo di capacità di regolazione affettiva promosse da relazioni stabili ed affidabili all’interno di “ambienti che promuovono e sostengono la vita”.
A partire da processi nonconsci di neurocezione di sicurezza e di piacere, l’affettività positiva può emergere pienamente nel tempo del gioco nella dimensione relazionale della sua vivencia.
I processi di protezione-attaccamento, di gioco e di cooperazione sono alla base delle (ri)costruzioni di reti di plasticità adattive proattive capaci di bilanciarne altre relative ad eventi anche molto distressanti. Essi costituiscono degli “attrattori” su cui il sistema può evolvere con funzioni emergenti che superano i blocchi funzionali caratteristici dell’adattività relazionale “depressiva”.